È faticoso ricrearsi un’identità una volta abbandonata l’attività lavorativa. Si sente il bisogno di dare una struttura alle proprie giornate e reintrodurre una sorta di routine nella nostra vita. Non troppo spinta, né troppo blanda, quella che più si adatta a noi, il segreto è rimanere flessibili senza rinchiudersi di nuovo in qualcosa che non ci piace. Ma purtroppo non è sufficiente, ci vuole uno scopo che ci dia il nutrimento necessario per cambiare la nostra vita in meglio, quella voglia di alzarsi dal letto ogni mattina con lo spirito giusto.

“La tua vita ti sta sempre dicendo qualcosa. La domanda fondamentale è: l’ascolterai?”
Oprah Winfrey

Quella voce interiore che bisogna saper ascoltare è come un GPS personale che ci guida nella direzione giusta, verso il luogo dove dobbiamo andare. Trovare uno scopo è un viaggio unico per ognuno di noi, può essere diverso in grandezza e in varietà e la maggior parte delle persone ne ha più d’uno. Non c’è niente di prefissato, niente di scontato.
Dopo un anno dal mio pensionamento, seguendo il mio GPS interiore sono approdata alla scrittura. Parlo di me, mi racconto in questo blog, rivedo quel senso di smarrimento che mi ha accompagnato nei primi mesi dopo aver smesso di lavorare. Parlo degli altri, di quelli che hanno deciso di condividere le loro esperienze a beneficio di chi sta attraversando delle difficoltà in questa fase delicata. Mi piace leggere e trarre ispirazione dagli articoli di quei blogger famosi che parlano della vita in pensione offrendoti le chiavi per viverla con successo, da Fritz Gilbert di The Retirement Manifesto, Mike Drak di Booming Encore, a Gary Allen Foster, Retirement and Career Transition Coach, giusto per fare qualche nome. Persone che amano dialogare, che coltivano la curiosità, persone affamate di vita.
Ma cosa succede se, una volta trovata la propria strada, si perde l’ispirazione? Questo può capitare in ogni momento della vita e forse ancora di più quando andiamo in pensione! L’ispirazione è quella cosa che ci stimola mentalmente a manifestare quello che vogliamo creare. Essere ispirati può darci gli strumenti per risolvere problemi, per sviluppare qualcosa di nuovo e di eccitante, intraprendere una nuova attività lavorativa, cambiare direzione alla nostra vita. O scrivere un nuovo articolo.
Nel corso che ho frequentato in marzo “le vie della Narrazione”, il nostro insegnante Sergio Rotino, scrittore, poeta ed editor, consigliava di non rimanere passivi davanti ad un foglio bianco prima di prendere la penna in mano, in attesa di essere baciati dall’ispirazione, rimarcando quanto fosse importante allenarsi a scrivere per tentativi, setacciando l’universo mondo, secondo una disciplina. Senza ombra di dubbio, si tratta di una strategia importante di cui farò tesoro, una strategia che si può applicare a molteplici attività. Riservarsi un giorno, uno spazio sacro da cui nulla e nessuno ci può distogliere, e provare e riprovare a scrivere, nel mio caso, acquisendo una maggior consapevolezza della nostra capacità di narratori.
Tuttavia, questo metodo non è incompatibile con altre fonti d’ispirazione. Ad esempio, esplorare nuovi luoghi o semplicemente uscire di casa, guardare il mare, andare in un museo.

la curiosità

L’ispirazione potrebbe essere stimolata anche dal fare cose che non si sono mai fatte prima. Oppure, immergersi nella natura. La natura ci regala un ambiente che stimola pensieri intrusivi e intriganti, e quindi una bella passeggiata in un bosco o in un parco può aiutare ad accendere la nostra creatività.
Ma l’ispirazione è anche contagiosa. Ed ecco perché, oltre a seguire questi semplici consigli ed avere un metodo, penso sia molto importante circondarsi di persone che stanno vivendo uno stato creativo.
È capitato a me. Sono uscita di casa e sono andata in un luogo magico ed emozionante ma inusuale in questo periodo dell’anno. Portopiccolo, un villaggio costruito nella Baia di Sistiana, un minuscolo paradiso immerso tra le azzurre sfumature dell’acqua del Golfo di Trieste. Lì ho incontrato lei. La conosco da sempre Fabiola, ma l’avevo persa di vista. È un’ex collega ma soprattutto un’artista straordinaria, un vulcano di idee e di creatività, non credo che l’ispirazione l’abbia mai abbandonata. Quando anni fa ha lasciato volontariamente il posto di lavoro, la maggior parte di noi si è stupita, non erano ancora i tempi della Big Resignation, il recente fenomeno che sta caratterizzando il mondo del lavoro.
Fabiola ha semplicemente voltato le spalle al cosiddetto “posto sicuro” ben prima del pensionamento e si è gettata a capofitto in un’avventura che non le dava sicurezze economiche, ma che era in grado di prometterle in senso di reale autonomia e futuro. Mi racconta Fabiola: “Vicino a me, in questa scelta, ci sono stati l’amico Luciano Bartoli e l’amore di mio papà Fabio, due persone importanti che non sono più di questo mondo e che, nel lasciarmi, hanno riaperto il grande circolo della vita, dandomi quella sana spinta che talvolta solo il dolore e la perdita possono innescare nella ricerca della felicità”.
Mi piace pensare a lei come ad una donna libera con un cesto di doni preziosi, che vive intensamente la sua arte spaziando fra vari generi espressivi, creando performance interattive, sculture, disegni, foto. Un’artista visiva a tutto tondo.

Fra le sue varie opere, come non ricordare l’installazione interattiva “Non sei morto amore”, dove gli animali erano importanti protagonisti simbolici che ci facevano riscoprire nel fantastico un po’ di noi stessi.

“NON SEI MORTO, AMORE permette al visitatore di interagire con l’installazione, sedersi agli angoli della galleria ad altezza felino, oppure stendersi a terra, fra decine di gatti bianchi che sorprendono e attraggono nella loro sepolcrale fissità. Simulare il morire per sentirsi più vivi, assimilare lo scampato pericolo, comprendere che il paradosso non si è ancora realizzato e che le potenzialità di reazione individuale e collettiva di fronte al pericolo della morte dell’amore possono essere e sono ancora reali e vivide.”

E che dire del progetto CIRCUS MEME nato da un’indagine storica sull’elefante di Tito tenuto nell’isola di Brioni che diviene metafora di futuro. Un racconto per immagini, un’installazione scultorea dove il grande pachiderma ci inviata ad accogliere la potenza di una Natura che apre al futuro e alla trasformazione.

Fabiola probabilmente non lo ricorderà, ma c’è sempre stato in qualche modo un’intesa fra di noi: ho partecipato come modella alla sua mostra fotografica “Denti”, sfoggiando un sorriso con macchinetta ortodontica di metallo lucente, per anni ho tenuto appeso nel mio ufficio il manifesto della sua mostra “Le madri al mare”, e tuttora conservo in salotto uno dei mitici gatti di “Non sei morto amore”, accanto a cui mi distendo per replicare la performance all’infinito 😊.

Lo spiccato spirito imprenditoriale di Fabiola l’ha spinta creare CASA C.A.V.E. Contemporary Art Visoglianovizovlje Europe – casacave.art@gmail.com / www.casacave.eu, elemento motore di “l’Energia dei Luoghi – Festival del vento e della pietra”, ormai alla sua ottava edizione, un evento importantissimo ed originale per il territorio, in grado di coniugare l’arte contemporanea con lo sviluppo territoriale. “L’arte è intreccio fra simbolo e reale, metafora fra pensiero e concetto, e su questo l’artista lavora” dice Fabiola. E fra passeggiate creative, mostre, installazioni, laboratori di scultura che hanno utilizzato i marmi delle cave di Aurisina, con artisti di varia nazionalità, Fabiola ed i suoi coautori e collaboratori sono riusciti a condurre il pubblico in una dimensione relazionale fra territorio ed arte, un connubio importante che sta portando anche alla realizzazione del “Museo Diffuso delle Cave e della Pietra di Aurisina.

Parlando con lei delle persone che l’hanno supportata in questa ed in altre iniziative, ho scoperto un’altra realtà, un hub culturale in un piccolo paese del Carso triestino, Aurisina. L’Agriturismo Juna (www.agriturismojuna.it) gestito da Maddalena Giuffrida, scrittrice a sua volta ed amante dell’arte in tutte le sue forme, che apre le porte ad eventi di grande interesse, spesso legati alla narrativa ed alla poesia, alla bellezza e alla natura, alla sacralità dei luoghi. Quando ho visto Maddalena mi è sembrato di conoscerla da sempre. É una di quelle rare persone che, solo con il suono delle parole, e lo sguardo intelligente riescono a scartarti come un Bacio Perugina, scorrendone in un lampo il bigliettino interno. Nel suo stimolante salotto, Maddalena ha ospitato il seminario “le Vie della Narrazione” a cui accennavo prima, organizzato da Martina Fullone, ideatrice di Libri in Salotto (si trova su FB). Nella full immersion di due giorni, Sergio Rotino ci ha condotto in un intenso viaggio lungo le strade della narrazione, aprendo per noi la cassetta degli attrezzi per costruire un buon racconto. L’importanza dell’incipit, la costruzione delle frasi, l’ideazione dei personaggi, i dialoghi, gli stili narrativi, i finali. Un mondo magico, con esempi tratti dalla storia della letteratura contemporanea e non, narrazioni da portare nella nostra libreria personale, da impacchettare nel nostro io.

Di tutti i cambiamenti che il pensionamento porta nella vita forse nessuno ha un impatto così grande come quello sulle relazioni sociali perché molti rapporti che appartenevano al mondo del lavoro non fanno più parte del nostro quotidiano. Ed ecco quindi che diventa cruciale coltivare attivamente nuove relazioni, circondandosi di persone stimolanti che ci aiutino nella nostra ricerca, coltivando la curiosità per imparare sempre cose nuove anche attraverso la serendipità, ed utilizzando l’efficacia della disciplina per mettere a terra le proprie idee.

E visto che creare un finale deludente è un attimo, come dice Rotino, voglio concludere con una citazione di Mago Merlino su questo tema.

“La cosa migliore che si può fare quando si è tristi” replicò Merlino, cominciando a soffiare e sbuffare “è imparare qualcosa. È l’unica cosa che non fallisce mai. Puoi essere invecchiato, con il tuo corpo tremolante e indebolito, puoi passare notti insonni ad ascoltare la malattia che prende le vene, puoi perdere il tuo solo amore, puoi vedere il mondo attorno a te devastato da lunatici maligni, o sapere che il tuo onore è calpestato nelle fogne delle menti più vili. C’è solo una cosa che tu possa fare per questo; imparare. Impara perché il mondo di muove e cosa lo muove. Questa è l’unica cosa di cui la mente non si stancherà mai, non si alienerà mai, non ne sarà mai torturata, né spaventata o intimidita, né sognerà mai di pentirsene. Imparare è l’unica cosa per te.

Guarda quante cose ci sono da imparare.  (Mago Merlino, The once and future king, T.H. White)

Ora tocca a te: cosa ne pensi? Mantieni viva la tua curiosità? E in che modo?  Hai dei consigli in particolare?

Pin It on Pinterest