Una delle regole d’oro per vivere una pensione attiva è senz’altro l’apprendimento perenne.

Ci sono attività che probabilmente accendono già il vostro spirito. I vostri hobby abituali o quelli che avete lasciato da parte e che avete ripreso. C’è un territorio vastissimo che ci circonda e che magari negli anni lavorativi avevamo tenuto fuori dalla porta. 

Vuoi per limiti di tempo, vuoi per stanchezza, si tende a rimanere dentro questo perimetro. Questo confine, che può essere ampio per alcuni e ristretto per altri, limita di fatto la nostra possibilità di sperimentare. All’interno di esso, infatti, non si sviluppa la capacità di avventurarsi oltre quella che possiamo considerare una staccionata immaginaria.

Oltre la staccionata immaginaria: in viaggio con la penna

Cimentarsi nella scrittura, ad esempio, è un ottimo modo per saltare oltre quel confine e vivere una pensione attiva.

Molte persone sognano di scrivere un libro, ma poi non mettono a terra il loro progetto. Cominciano con un diario, tengono traccia dei propri sogni, pescano dai ricordi di famiglia. Ma poi quel desiderio rimane sempre chiuso in un bel quaderno riposto nel cassetto: 

| Eppure, anche le piccole cose della nostra vita, o della vita altrui, possono diventare delle storie importanti.

Se la scrittura è nelle vostre corde e volete fare il salto di qualità, potreste leggere, studiare e allenarvi con un laboratorio di scrittura interattivo. Avrete la possibilità di mettervi alla prova ed esplorare le varie tecniche di narrazione.

Niente male per vivere una pensione attiva, non trovate?

Il laboratorio creativo: la scelta che rifarei

L’ultimo corso di scrittura che ho frequentato ha lasciato un segno indelebile nel mio percorso. Si chiamava: 

Laboratorio di scrittura spudoratamente creativa. Storie di altro tipo. (capovolgere/entrare/sovvertire/indagare/guardare/giocare/immaginare/scoprire), magistralmente tenuto da Cristina Ki Casini, regista e scrittrice.

Durante gli appuntamenti settimanali, la nostra coach, abile, preparata e attenta, ci lanciava sfide continue, sempre diverse e fantasiose, per farci andare oltre la famosa staccionata. E incredibilmente, ci siamo ritrovate ben al di là di quel confine, quasi incredule.

Con una buona dose di coraggio, ho vinto le mie paure

E pensare che alla fine della prima lezione volevo andarmene. “Questa roba non fa per me” pensavo, “io sono una blogger”. E invece sono rimasta e, lezione dopo lezione, non ne avevo mai abbastanza.

La scoperta che è possibile far nascere un’idea interessante partendo da una frase paradossale, o da un’immagine apparentemente banale, ha la capacità di farci scoprire lati di noi che non sapevamo di avere. 

Un esempio? Un luogo improbabile come una lavanderia a gettoni, in cui le persone vengono invitate a sostare e a scambiare due chiacchiere (esiste davvero!), può diventare il teatro di un racconto.

lavanderia insegna - pensione serena
lavanderia cartellone - pensione serena
La lavanderia che è stato teatro del nostro racconto

Sfide letterarie stimolanti

Volete un altro esempio, oltre la lavanderia? Eccone uno.

Come compito per casa, la sfida consisteva nel creare un piccolo scritto attorno a questa frase:

| Poi improvvisamente il gatto cominciò a squillare

Panico, non so cosa buttare giù. Altro che pensione attiva!

Poi, al semaforo, mi viene un’intuizione, un germoglio iniziale. Visualizzo la protagonista, immagino i suoi tratti, il suo modo di agire e di esprimersi. Tratteggio alcuni scampoli di personaggi da metterle attorno e mi diverto a creare una piccola storia. Che è questa:

Racconto breve: Alina (by Happy Pensy)

donna giovane - pensione serena

Alina guarda il mare. C’è una luce abbagliante e il suo sguardo fissa l’orizzonte con indifferenza; troppi pensieri le affollano la mente e tutta questa bellezza che la circonda la infastidisce e le scivola addosso. In piedi, sul Molo Audace, guarda le montagne innevate in lontananza. Ah, la neve, quella sì che le ricorda casa.

Si volta e guarda la città. I palazzi Liberty che fanno bella mostra di sé, la grande piazza Unità affacciata sul mare, le strade in salita, le strade quadrate, le strade che finiscono, le strade tortuose. Nulla riesce a aprire la sua immaginazione.

Una sola parola è scolpita nella sua mente: Kiev.

Dove sarà suo figlio? Quale altro orrore dovrà subire? E la sua casa sarà crollata o sarà ancora in piedi?

Oh Dio, che voglia di tornare a casa, via da questa bellezza, da questa pulizia, da queste cose messe in buon ordine. Da queste donne e questi uomini che sorridono bevendo il loro caffè lasciando scorrere il tempo. Da quelle persone che parlano una lingua che somiglia a una musica e che Alina comincia a capire solo ora, dopo mesi di estenuanti lezioni. Parlano un dialetto dalle parole aperte, pronunciate a raffica.

Si sente sola, Alina. Circondata da un mare di vocali larghe e allegre. L’unico momento felice è quando si ritrova con le altre ucraine a lezione d’italiano. Allora sì che finalmente si parla di cose importanti. Come sta andando la guerra, cosa dice Zelensky, quando ci sarà la pace? E Roman è tornato dal fronte? E di Stanislav si sa qualcosa?

Prima della lezione è tutta una chiacchiera; ci si scambia le ultime informazioni e ad Alina batte forte il cuore.

Poi inizia il calvario. L’adorata insegnante d’italiano è stata sostituita da poco da un professore nuovo, il Prof. Pedante, un tipo altezzoso, sprezzante. Gode ad ogni errore commesso dai suoi studenti. Mentre il Prof. Pedante spiega con sufficienza l’uso del passato remoto, Alina se lo immagina nelle mani di Troshev, il nuovo capo della Wagner. Non riesce a trattenere un sorrisetto beffardo.

Ma mentre sta pensando a Troshev che comincia a torturare il malcapitato insegnante, il Prof. Pedante passa al suo esercizio preferito: “Trova l’errore”. Il momento in cui la sua perfidia raggiunge l’apice. “Bene, e ora passiamo al nostro gioco”.

Va alla lavagna, prende un gessetto e scrive: “Poi improvvisamente il gatto cominciò a squillare”.

“Chi mi sa dire dove sta l’errore in questa frase? Alina?”

Alina pensa veloce. La parola gatto la conosce bene. La signora Elda, dove va a fare le pulizie ogni martedì, ha un gatto. Si chiama Félix, è tutto nero come la pece con dei grandi occhi gialli. A Félix piace accoccolarsi dove Alina ha appena pulito, lasciando chili di peli neri ovunque. Se Alina pulisce il divano, poco dopo arriva Félix; quando passa al letto, Félix lascia il divano e si stende sul copriletto immacolato. Se Alina dà una passata alle poltrone con l’aspirapolvere, Félix con un balzo passa dal letto al salotto. 

Guarda Google translator velocemente sotto il banco. Ya pochynayu dzvonty. Sorride e risponde: “Gatto sbagliato professore”.

E Troshev in quel momento affonda un coltello nella mano di Pedante, quella sporca di gesso.

Ancora una volta, mi sono stupita di me stessa. Ascoltando le storie delle mie compagne di corso, sono rimasta affascinata e colpita da certe soluzioni per me assolutamente geniali. Sono orgogliosa di appartenere a questo gruppo di scrittrici sovversive, sempre pronte ad andare in posti inesplorati.

Grazie Cristina, e grazie alle mie compagne di viaggio.

Conclusioni: continuate a imparare

Vi ho dato qualche spunto per vivere una pensione attiva? Io ho scelto la scrittura ma il mondo di oggi offre infinite possibilità. L’apprendimento perenne:

  •     aiuta a sviluppare una mentalità volta alla crescita. Potete scoprire parti di voi che non pensavate di avere, o intraprendere strade inaspettate, che non pensavate adatte a voi.
  •     aiuta ad allenare il cervello.
  •     accresce la vostra motivazione e aumenta sicurezza e autostima.

 

E ora tocca a voi

Prendendo spunto da una delle provocazioni del mio ultimo corso, scrivete un pensiero, un’idea attorno a questa frase: 

La porta: bussare e attendere”. 

Sfida accettata?

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