Caterina Lazzarini, Retirement Coach – photo credits: Sharon Sala

Io adoro i social.

Non so quanto tempo ci passo al giorno, penso di essere nella media. La mia tecnica è questa: evito accuratamente gli sproloqui dei tuttologi, i commenti sprezzanti dei leoni da tastiera, faccio lo slalom fra quelli che giocano a “chi-la-spara-più-grossa”, senza aver alcuna competenza in materia. Insomma, mi tengo alla larga da tutti quelli che scelgono un terreno “soft” dove poter alimentare il proprio ego senza rischiare troppo.

Preferisco usare alcune piattaforme per pubblicizzare il mio blog, presentare i miei post, leggere articoli degli altri sui temi che più mi interessano, sui fenomeni del momento, o approfondimenti su temi d’attualità.  E naturalmente, leggo i blog di altri sulla vita in pensione, ma non solo.

 A seconda del canale, mi diverto, perché no, e faccio nuove conoscenze, oppure riallaccio legami perduti. Uno degli aspetti più interessanti per me è riuscire ad espandere il mio network entrando in contatto con persone stimolanti.

L’incontro con la Retirement Coach

Quando ho incontrato Caterina Lazzarini su LinkedIn sono rimasta molto colpita: avevo trovato nientepopodimeno che una Retirement Coach, una Life Coach esperta di pensionamento, una figura rara in Italia. Mi richiama l’attenzione l’hashtag che appare sotto i suoi post: #ViviAllaGrandeSenzaJobTitle e vado a sbirciare il suo profilo:

Aiuto donne e uomini brillanti, che hanno completato la carriera professionale, a riprogettare il loro futuro per vivere alla grande anche senza job title. Lo faccio con percorsi online o in natura o con retreat in presenza, usando le esperienze di cammino come quelle sul Cammino di Santiago o di relax in natura o brevi cammini alle Canarie o in Italia nel piacentino o lungo l’Adda”.

Bingo! Fissiamo una call su Zoom.

Piacere di conoscerti Caterina, ho notato subito il tuo focus, come coach, su un campo a me noto, quello del pensionamento. Ma prima di approfondire questo tema, mi potresti parlare un po’ di te? 

“Sono una donna di quasi 60 anni che ha vissuto tanti cambiamenti, che ha avuto tanti stop su percorsi che pensavo essere certi. E ho sempre ricominciato, reinventandomi e prendendo questi accadimenti come opportunità di crescita. 

Il mio tracciato, fatto di ripartenze, ha fatto sviluppare in me una forte empatia con quei clienti che si trovano ad affrontare una vita sempre più instabile, con cambiamenti repentini cui non erano preparati.

Ho iniziato una carriera come dipendente in una società farmaceutica di medie dimensioni e, dopo dieci anni, ho subito un licenziamento, un primo stop totalmente inatteso. Mi sono rimboccata le maniche e ho integrato i miei studi precedenti con un Master in giornalismo scientifico, ripartendo quindi come giornalista scientifica freelance. 

È andato tutto bene per diversi anni quando  qualcosa ha iniziato a incepparsi: fra lavoro senza orari, casa, figli piccoli, marito, 24 ore al giorno non bastavano!

Poi, un incontro fortuito mi ha spalancato le porte verso la professione che più mi corrisponde: dopo aver frequentato un’accademia di coaching, una volta conseguito il Master, sono diventata Life Coach, una professione che svolgo dal 2017 a tempo pieno.

Nel 2019 ho vissuto un altro stop, questa volta nella mia vita privata. Il rapporto con mio marito si era consumato, eravamo una coppia di sconosciuti che si scambiava le liste della spesa. Ci siamo separati per un anno e mezzo e in questo periodo abbiamo sofferto, ma abbiamo recuperato le nostre individualità. Abbiamo entrambi capito chi volevamo essere, come volevamo vivere e chi volevamo al nostro fianco. Con questa maggior consapevolezza abbiamo deciso di ricominciare, costruendo una nuova coppia con una comunicazione vera, autentica: una maturazione che ci ha portato a riscoprirci in profondità. E a festeggiare i 40 anni dal nostro primo bacio! 

Questa esperienza mi ha fatto crescere: spesso la paura della solitudine non ti fa mettere in discussione la qualità della vita di coppia, sono cose che spaventano. Ma a quel punto della vita, ho vissuto la separazione come la rinascita di Caterina. Ho di fronte a me uno spazio vuoto, come scelgo di riempirlo? Bisogna farsi queste domande. Adesso non sono la persona di 20 anni fa, di 40 anni fa.  E anche la realtà che mi circonda non è più la stessa. 

Credo sia importante riflettere su noi stessi, sul nostro stare al mondo e prendere la giusta direzione”.

Non sono più quella di ieri, non so come sarò domani. Ma posso dirti come sono oggi, con i miei ieri

(Alda Merini)

 

Torniamo sulla tua attuale professione. Immagino che ci siamo vari modi per esercitare la professione di coach, qual è il tuo? 

“Il coaching è nato in ambito sportivo dopo aver osservato che gli atleti raggiungevano traguardi sempre più ambiziosi grazie a un cambiamento mentale, un click che li portava a spostare l’asticella sempre più in alto. Questo modello è stato poi mutuato in ambito aziendale. La parola “coach”, infatti, evoca quella di allenatore che allena le persone a sviluppare il potenziale inespresso per vivere con maggiore soddisfazione la vita, dandosi obiettivi concreti, coerentemente con i propri valori personali. 

In poche parole, il coach è un facilitatore di processo che accompagna il cliente in una scoperta autonoma delle “proprie” soluzioni e verità. 

Questo è il mio modello, seguo la scuola anglosassone, a cui aggiungo un ingrediente molto potente: l’immersione nella natura”.

L’inizio: Life Coach per donne che hanno già dato

Retirement Coach Caterina Lazzarini e le professioni emergenti

Dal film “Donne sull’orlo di una crisi di nervi”.

Come hai cominciato?

“Ho iniziato come Life Coach per donne che hanno già dato. Alla luce della mia personale esperienza, era questa la tipologia di persone a cui potevo essere più utile. Le mie clienti avevano passato anni dividendosi fra figli, marito, lavoro, genitori anziani, senza avere tempo per sé stesse. Io le potevo aiutare a riconquistare i loro spazi.

A un certo punto, alcune di loro hanno cominciato a sottopormi un altro tipo di preoccupazione: la paura del pensionamento, e da lì ho spostato il mio focus sui disagi che un cambiamento così radicale può portare nella vita di determinate persone, soprattutto di coloro che nel lavoro, svolgono ruoli o mansioni di grande responsabilità”.

Retirement coaching: la formula vincente di Caterina

= online+outdoor

Retirement Coach Caterina Lazzarini e le professioni emergenti

Caterina sul Cammino di Santiago a Finisterre, dopo aver percorso 800 chilometri.

Stavi accennando alla tua proposta di coaching come esperienza immersiva nella natura: mi potresti spiegare meglio in cosa consiste?

“Nelle mie proposte, le sessioni di coaching online vengono intervallate da vere e proprie immersioni nella natura. Abbino l’online con l’outdoor. Si può trattare di un retreat di qualche giorno, oppure di un trekking leggero su percorsi brevi o lunghi.

Ad esempio, visto che sono una fan assoluta del Cammino di Santiago, lo propongo spesso ai miei clienti. Si tratta di un’esperienza che crea una forte dipendenza: la mia prima volta è stata nel 2016 e da allora ogni anno ci ritorno. La mia prossima partenza è a luglio 2023”.

Abbinare un lavoro profondo su sé stessi stando nella natura sembra una proposta estremamente efficace: ma come mai proprio il Cammino di Santiago?

Viaggiare a piedi è uno strumento molto potente di riconnessione con noi stessi, capace di attivare il processo creativo. Vuol anche dire rallentare, ritrovare un contatto con i luoghi che si attraversano, intrecciare relazioni che altrimenti non potrebbero nascere. È un po’ come nelle favole: cammini in un bosco e incontri una persona che ti dice quello di cui hai bisogno. O trovi qualcosa, un oggetto, con un messaggio per te”.

“Cate, after winter comes spring”, un messaggio per Caterina trovato sul Cammino di Santiago durante la sua separazione

“Cate, after winter comes spring”, un messaggio per Caterina trovato sul Cammino di Santiago durante la sua separazione.

“Io lo propongo ai miei clienti perché il cammino è una metafora della vita, può indicare il raggiungimento di una meta, l’uscire da una zona di comfort in cui non ci troviamo più a nostro agio, abbandonare la nostra “riserva indiana” e affrontare il cambiamento. Raggiungere grandi obiettivi a piccoli passi”. 

Parlami un po’ del tuo interesse verso le persone che vivono la fine dell’attività lavorativa con difficoltà e in particolare del tuo ruolo come Retirement Coach

“Ho iniziato ad avere amici che vivevano questo passaggio come un trauma. Molte persone si svegliano e vedono spalancarsi davanti a sé il vuoto della giornata. Questo accade soprattutto perché si sono immedesimate così tanto nel “fare”, che una volta ritirate dal mondo lavorativo si ritrovano senza un’identità precisa. 

Io aiuto queste persone a scavare nella loro vita, per ritrovare la loro essenza senza condizionamenti esterni, per capire come disegnare la loro vita d’ora in avanti, in base alle loro aspirazioni più autentiche. Ad esempio, se una persona, già nonna, va in pensione, tutti si aspettano che si occupi dei nipotini a tempo pieno. Ma magari le sue ambizioni sono ben distanti da ciò che la società si aspetta. Ecco che è più che mai importante riflettere su noi stessi e sul mondo, al di là degli stereotipi e dei modelli sociali consolidati”.

Sappiamo che, per fortuna, ci sono tantissime persone che bramano la pensione e la vivono alla grande fin dal primo giorno, altre fanno difficoltà a ricominciare vivendo pienamente la vita. Nella tua esperienza, quali sono le cose che più fanno soffrire le persone che affrontano la pensione con difficoltà?

“In un primo momento, quasi tutti vivono il pensionamento come una luna di miele in cui ci si riempie di cose da fare, quelle da sempre lasciate indietro, un po’ trascurate. Quando viene meno l’endorfina, se non hai lavorato bene su te stesso, ti ritrovi incapace di fronteggiare questo nuovo capitolo, con tutte le sue incognite.

Il lavoro, infatti, non è solo stipendio, ma soddisfa diverse esigenze: avere uno scopo nella vita, un’organizzazione della giornata, una struttura, uno status sociale. Se tutto questo viene a mancare senza un’adeguata preparazione, il fascino della vita in pensione sembra svanire. 

Un altro elemento che viene a mancare è quello delle relazioni sociali, ovvero tutti quei riferimenti amicali, le cosiddette relazioni “deboli” che ti fanno sentire parte di una comunità. Queste relazioni sono importantissime, rappresentano una rete sociale, con dei rituali che ci tengono assieme come un collante. Quindi è cruciale mantenere separata la dimensione professionale da quella personale perché tutto quello che ruota attorno al lavoro è un riconoscimento al ruolo e non alla persona. Tu sei molto più della tua professione, tu sei tante cose che compongono un’identità unica, irripetibile. Per questo è molto bello riscoprirsi”.

Le donne sono più propense a chiedere aiuto, gli uomini fanno difficoltà

“Una buona preparazione è una mossa vincente per affrontare questo profondo cambiamento ed il primo passo in questo cammino è una buona conoscenza di sé. Se non ci si prepara e si è in difficoltà, ecco che intervengo io.

Finora sono più le donne che si rivolgono a me per definire un nuovo progetto di futuro; gli uomini, al contrario, pur soffrendo molto più delle donne per la perdita di status professionale, stentano a chiedere aiuto. Piuttosto, vanno in depressione e corrono dallo psicologo. Penso che questo sia in parte legato al fatto che le donne hanno pesi più equilibrati attribuiti al lavoro, famiglia, hobby e interessi e vivono cicli di vita diversi, con vari stop e ripartenze”.

Qual è la tua proposta “oltre il lavoro: vivi alla grande senza job title”?

La mia proposta riassume quello che ho raccontato fin qui: oltre che offrire consulenze online, invito le persone a camminare all’aperto con me. Durante la camminata, le aiuto ad ascoltarsi, a vivere la trasformazione, lavorando sulla consapevolezza.

Il cammino non è fatto solo di chilometri percorsi, ma anche di cambiamenti che si attivano e di riflessioni che aiutano a ridurre la distanza tra la vita di oggi e quella che si vuole costruire. Aiuta a capire quali sono le priorità e quali le zavorre di cui liberarsi per andare più spediti di prima. 

Lungo la strada, condivido con i miei clienti la fatica, ma anche momenti di gioia e di allegria con una birra fredda guardando il tramonto. Attraverso il dialogo e un Diario di Coaching, uno strumento che ho creato per rendere più efficace questa esperienza, faccio in modo che al rientro i pensionati, o le persone che andranno in pensione, abbiano un nuovo progetto di vita. Una chiara visione del loro futuro”.
Grazie Caterina, è bello sapere che esiste una Retirement Coach!

Chiudiamo così, e mi viene la voglia di preparare lo zaino. Cosa ci devo mettere dentro, Caterina? E, soprattutto, quali zavorre devo lasciare?

Lezioni chiave

  • È importante capire quando chiedere aiuto a una professionista.
  • Disegnare la propria “seconda vita” coerentemente con le proprie aspirazioni e la propria essenza, presuppone un profondo lavoro di introspezione.
  • Prepararsi al pensionamento con grande anticipo è una mossa vincente.
  • Ricostruirsi richiede un progetto e un piano d’azione. 

Ora tocca a te:

Cosa ne pensi di questa nuova figura professionale? Hai mai avuto necessità di un aiuto da parte di un Retirement Coach? C’è qualche messaggio in questo articolo che condividi?

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