Iniziare una vita in pensione per me non è stato facile per vari motivi: purtroppo non mi ero esercitata prima, non avevo soppesato i pro e i contro di terminare l’attività lavorativa prima del tempo, né mi ero dedicata ad hobbies extra lavorativi, nonostante alcuni tentativi che ritenevo inconciliabili con i miei ritmi.

 

Andare in pensione è come infornare una torta, dice Fritz Gilbert, autore di The Retirement Manifesto.

 

Ebbene, io non avevo scelto la ricetta giusta, non avevo misurato gli ingredienti con cura, non li avevo mescolati nell’ordine corretto. Non avevo simulato in anticipo la vita che mi sarebbe piaciuto condurre con i giusti mezzi per farlo, valutando possibili rischi e fattori mitiganti, come in ogni progetto di vita.

E così la mia torta è uscita dal forno non lievitata. Mi sono trovata spiazzata, con il grembiule sporco di farina, fissando l’impasto con odio, quella cosa informe, piatta e sprofondata nel centro.

Ma perché ero così sconsolata? Temevo di perdere il riconoscimento da parte degli altri, l’autorevolezza acquisita, il sostegno dei colleghi. Mi sentivo un po’ persa e sola, senza una precisa identità: una Micha da reinventare e da ricostruire.

Come ho raccontato in alcuni articoli precedenti:

ho riflettuto a lungo su di me e sul mondo, ho chiesto aiuto, ho imparato dagli altri che hanno vissuto la transizione prima di me e che condividono le loro ricette per vivere il pensionamento a 100 all’ora.

Trattandosi di un cambiamento importante, per partire bisogna togliere il freno a mano, ingranare la marcia ed avere il pieno di carburante. Gli elementi frenanti con cui fare i conti sono molti, fuori e dentro di noi: ad esempio, quei dannosi stereotipi sul depotenziamento nell’età adulta (gli adulti maturi non sono in grado di ricominciare), o le nostre convinzioni negative, pensieri che prendono il sopravvento e che invece di aiutarci a partire sgommando, tentano di farci andare fuori strada.

 

La restartability, spunti dal libro “Il magico potere di ricominciare”

 

In un bellissimo libro di Odile Robotti “Il magico potere di ricominciare”, un manuale di facile consultazione per aiutare ad ampliare la propria capacità di ricominciare, l’autrice analizza la “restartability” ovvero della capacità di affrontare i nuovi inizi.

Sono diventata una fan assoluta di Odile Robotti, che ho incrociato per caso su LinkedIn, una professionista di visione, una persona “avanti”, esperta di risorse umane, talento organizzativo ed inclusione, da cui c’è solo da imparare.

Mentre divoravo il suo libro, mi sono imbattuta nella sua brillante definizione delle caratteristiche dei restartable riassunte in 12 punti (riporto le parti principali):

  1. Sanno che il mondo accelera e che cercare di fermarlo è inutile. I restartable sono persone pragmatiche che sanno adeguarsi all’ambiente. Non perdono tempo a rimpiangere tempi più tranquilli e statici.
  2. Si auto motivano. I restartable non si aspettano che siano gli altri a motivarli a ricominciare. La motivazione la trovano da soli e ne gestiscono le inevitabili oscillazioni.
  3. Sono aperti al nuovo. I restartable non giudicano e, sospendendo il giudizio, si concedono il tempo di comprendere prima di formarsi un’opinione.
  4. Sono attenti al contesto. I restartable sono molto abili nell’orientarsi in una nuova situazione perché prestano attenzione alle dinamiche sottese e riescono a leggere il contesto che li circonda.
  5. Apprendono senza ansia. Se non sanno fare qualcosa i restartable non si spaventano…Si rimboccano le maniche, si danno obiettivi realistici (vedi punto 7) e si fanno aiutare (vedi punto 8).
  6. Apprendono da tutti. I restartable mostrano rispetto verso tutte le persone con le quali hanno a che fare e, quando stanno imparando qualcosa di nuovo, sono capaci da apprendere da chiunque con naturalezza: sanno che quando si impara, l’unica gerarchia è quella della conoscenza.
  7. Non hanno aspettative irrealistiche. L’ambizione è utile, ma se è esagerata lascia perennemente insoddisfatti. I restartable sanno che non si passa da principianti ad esperti in un attimo. Le loro aspettative realistiche li aiutano a darsi degli obiettivi raggiungibili e a sopportare qualche inevitabile frustrazione iniziale.
  8. Sanno chiedere aiuto. I restartable sono capaci di farsi aiutare…Quando vengono aiutati esprimono gratitudine e e cercano di ricambiare insegnando agli altri qualcosa che sanno.
  9. Sono umili e orgogliosi. I restartable sono umili perché hanno la consapevolezza del fatto che quando si ricomincia si diventa dei principianti indipendentemente dall’età e status sociale. Allo stesso tempo hanno una buona autostima, sono orgogliosi di quello che hanno appreso in precedenza e desiderano metterlo a disposizione.
  10. Hanno il loro gruppo di supporto. I restartable possono contare su un gruppo di tifosi che li sostiene…avere dei supporter è di grande aiuto.
  11. Sono esploratori. I restartable sanno che per ricominciare bisogna conoscere il mondo e che questo avviene ampliando gli orizzonti; perciò, si trovano a loro agio ovunque e con persone di tutti i tipi, senza distinzione di età, genere, estrazione sociale, religione ed etnia.
  12. Sono ottimisti. I restartable sono persone positive ed ottimiste, che vedono opportunità dove gli altri vedono problemi. Qualcuno di loro è così per natura, molti lo sono diventati con l’allenamento.

Leggendo questa lucida descrizione e riconoscendomi nella maggior parte dei tratti descritti, ho scoperto di essere una buona testimonial dei restartable!!! Quante volte in azienda ho dovuto cambiare mestiere, facendo cose che non avevo scelto, adattandomi a nuove realtà: nonostante non fossi molto contenta di reinventarmi ogni volta, ho continuato a imparare cose nuove, certo con qualche frustrazione iniziale e un po’ di scoramento. Ma poi tutte queste esperienze sono andate a riempire il mio bagaglio, arricchendolo, a volte con magiche sorprese, del tutto inaspettate e scoperte interessanti.

 

Esempi vicino a me

E poi, se penso a tanti esempi molto vicini a me, conosco vari restartable over 50, certo ben lontani dal pensionamento, ma esempi di capacità di saper ricominciare che io ho sotto gli occhi quasi quotidianamente e appartengono alla sfera degli affetti personali.

Ne cito solo alcuni: penso a Luisa, che da agente immobiliare, dopo anni di studio e sacrifici è diventata coach, per poi ritornare alla sua professione originaria. Ma con un altro volto, completamente rinnovato, mutuando quanto imparato dalle sessioni di coaching in un’offerta legata al benessere delle persone, grazie anche all’Home Therapy, il Feng Shui e il decluttering. Una restartable con una marcia in più, in grado di rinnovarsi con intelligenza (www.luisaserra.it).  Penso ad Alberto, che da buyer nel mondo della moda si è ricreato una professionalità nel campo dei materiali per l’edilizia partendo da zero, chapeau!  Penso al mio caro amico Ivan che pur gestendo a pieno ritmo la sua agenzia immobiliare, ha lanciato con successo e caparbio spirito imprenditoriale un’azienda che propone, in chiave moderna, alcuni frutti tipici dell’ambiente lagunare (le acciughe, la salicornia, il finocchio di mare, il Santonego), con un’attenzione particolare alla qualità dei prodotti e alla sostenibilità ambientale. Un genio per amico! (www.lagunando.it).

 

Esempi famosi

Se saltiamo al mondo di arcinoti superadulti – la nuova espressione che definisce gli over 60 con un’etichetta potenziante che enfatizza la superiorità acquisita grazie all’esperienza – cito alcuni formidabili Rebels da cui trarre ispirazione. Questi superadulti non si fanno condizionare dall’età anagrafica, ma riscrivono con il loro atteggiamento e il loro stile di vita, la narrativa dell’età matura.

Tratti dal libro di Odile Robotti, nel Capitolo 5, “Ricominciare nei secondi 50 anni di vita”, nella sezione “Cosa si può imparare da alcuni famosi superadulti”, ne scelgo solo tre per la profonda ammirazione che porto verso di loro e quella simpatica irriverenza che li caratterizza.

Eccoli:

 

  • Iris Apfel, impenditrice e interior designer.

Al grido del suo motto di vita “More is more and less is a bore”, la leggendaria regina di art design e icona internazionale di stile ha compiuto 100 anni. Quando aveva passato i 70 ha ricominciato con uno stile e look stravaganti (occhiali oversize che disegna lei stessa ed accessori vistosi) che le hanno permesso di essere incoronata fashion icon. Iris ha infatti il dono di anticipare le tendenze e di non passare mai inosservata, sdoganando un eccesso sempre di classe e mai pacchiano.  Nel 2019 viene ingaggiata dalla nota agenzia di modelle americana IMG Models per le sue apparizioni come testimonial e modella. Molto attiva sui social networks, conta circa 1,5 milioni di followers.

“Il segreto per avere stile è capire chi sei. E questo richiede molti anni”, che vuol dire considerare l’invecchiamento qualcosa che aggiunge valore anziché toglierlo ed è senza dubbio la sua arma vincente!

 

  • Wang Deshun, modello.

Ottantenne originario di Shenyang, fino a 50 anni non aveva mai messo piede in una palestra e viveva passando da un lavoretto all’altro. Poi ha cominciato a scolpire il suo fisico a suon di pesi e addominali. Ha cominciato a posare come modello e alla soglia dei 79 anni è approdato sulle passerelle della fashion week cinese, monopolizzando l’attenzione con il suo torso nudo e la camminata sicura, mettendo in ombra colleghi che potrebbero essere suoi nipoti e diventando una star mediatica.

 

  • Barbara Knickerbocker-Beskind, designer.

Da qualche anno Barbara Knickerbocker-Beskind bazzica nella Silicon Valley, il luogo giovanilista per eccellenza, dopo essere stata assunta a 89 anni come designer da Ideo. Nel corso della sua vita Barbara tentò di andare in pensione cinque volte, ma era più forte di lei. Adorava creare, progettare. Ora è consulente per le attrezzature, i prodotti di design e i servizi per anziani e per persone con problemi di vista. Ha sviluppato per chi è affetto da degenerazione maculare degli occhiali che si basano sul riconoscimento audio facciale. “Se il tuo lavoro è fare progetti per gli anziani, chiedi loro di cosa hanno bisogno, non suggerirglielo. Non ci servono bastoni rosa o portapillole ingioiellati, ma attrezzature funzionali che ci rendano più indipendenti e ci facciano felici” dice Barbara dall’ open space di Ideo a Palo Alto. 

Tutti questi esempi, ed altri ancora – il mondo ne è pieno, non fanno che aiutarci anche nel nostro processo di ricostruzione post pensionamento, teso ad aggiungere valore alla vita. Io mi sto avventurando in una nuova attività, quella di scrittrice, per condividere la mia esperienza con altri e instaurare un dialogo, una nuova strada che mi dà energia e che mi piace. Mi guardo attorno e……. giro, faccio cose, vedo gente 😉 (Ecce Bombo di Nanni Moretti).

A proposito, ho riscritto il mio profilo.

Ora tocca a te: come ti sei ricostruito la vita dopo il pensionamento? Hai qualche suggerimento? Sei partito sgommando o hai ancora il freno a mano tirato?

Pin It on Pinterest