Bang! Si apre la porta del Caffè Tommaseo ed entra Martina Fullone, lancia in resta. Ha appena finito alcune consegne per la sua casa editrice Vita Activa Nuova, di cui è vicepresidente. “In realtà faccio di tutto”, mi dice Martina “anche il bubez”. Che, in triestino, significa la “tuttofare”.

L’atmosfera sonnolenta del Caffè ha un sobbalzo, contagiata dalla sua energia. 

Quando l’ho conosciuta, qualche mese fa, ad un corso di scrittura, sono rimasta colpita dai suoi commenti sempre molto centrati e intelligenti durante le lezioni, le osservazioni sulle diverse forme e stili di narrazione, sulla costruzione dei racconti, lo sviluppo delle trame. Le innumerevoli citazioni e i rimandi ai libri letti hanno fatto emergere, da subito, l’immagine di una lettrice accanita.

Leggo su Google: “la lettrice accanita è mediamente più intelligente della massa. Conosce moltissimi argomenti e ha sempre qualcosa da dire a riguardo di alcuni eventi, luoghi e tempi specifici. La lettrice accanita va in vacanza con più libri che paia di mutande”.

Sorrido, un’ottima premessa.

Una storia di nuovi inizi

La sua storia è quella di una nomade che ha cambiato spesso luogo di residenza: Taranto, Brindisi, Velletri, Livorno e infine Duino, un piccolo borgo alle porte di Trieste.  Una specializzazione sull’ipnosi come terapia del dolore, una carriera che poi si trasforma mille volte, durante i suoi spostamenti accanto al compagno di vita, un Ufficiale di Marina incontrato e sposato nel giro di tre mesi. Un amore prezioso, di quelli che fanno sognare. A ogni trasferimento Martina cambia, si reinventa, si ricicla. Nel frattempo cresce tre figli.

Eccoci assieme, davanti a una tazza di caffè, per parlare di uno degli aspetti che più mi colpiscono di lei: la capacità di ripartire, una competenza che Martina ha allenato e reso forte come un muscolo.

Martina, parlami un po’ di te, della tua storia di nuovi inizi

“Il mio primo interesse è stato la neuropsicologia: mi sono laureata in Psicologia con una tesi sperimentale sull’ipnosi-terapia e il controllo del dolore e il mio progetto era quello di continuare nell’ambito della ricerca. Ma, visto che mio marito faceva un lavoro che lo portava a viaggiare spesso, ho scelto di seguirlo. Ho abbandonato la ricerca per diventare una libera professionista.

Non  mi sono mai ritenuta in grado di lavorare con i bambini, eppure ho cominciato come psicologa in una scuola materna. In seguito, nel corso dei miei trasferimenti, ho aperto in un liceo il primo sportello di consulenza per insegnanti, alunni e genitori. 

Un caffè con Martina Fullone, specialista in nuovi inizi

The Doctor is in… ero come Lucy dei Peanuts, hai presente? 

Poi abbiamo cambiato città e poi ancora. Alla fine ho abbandonato la libera professione. Nonostante questi cambiamenti ho sempre cercato di mantenere saldi i miei hobbies, i miei interessi. Mi piacciono i lavori manuali: disegno, ricamo, cucito. Anche se, per lungo tempo, sono stata una frana ho imparato attraverso l’esercizio. In fin dei conti non ero così male: in una delle nostre tappe ho perfino ricamato su commissione!

E poi il mondo della Marina militare era un universo affascinante: si viveva la vita della nave, ci si sentiva una grande famiglia. Il mestiere di mio marito era coinvolgente e richiedeva un grande impegno anche da parte mia. Ho creato una rete di collegamento fra le mogli che seguivano i mariti: era un network solidale, fonte di informazioni preziose, negli anni in cui non c’erano i cellulari e non esisteva nessun motore di ricerca, un prontuario vivente per chi si stabilisce in una nuova città”.

Un caffè con Martina Fullone, specialista in nuovi inizi

Finché c’è un libro c’è speranza”, il motto di Libri in Salotto

Passiamo alla storia recente. Cinque anni fa, all’età di 59 anni, ti sei stabilita a Duino e hai creato: “Libri in Salotto”. Da dove nasce l’idea?

“La prima cosa che ha fatto mia madre è mettermi un libro in mano e da allora non ho fatto che leggere. 

Leggere, leggere, leggere. 

Quando sono arrivata a Duino, il mio luogo del cuore, ho dato vita a un progetto che avevo nel cassetto da anni. Ho messo un annuncio sulla mia pagina Facebook, dando appuntamento a chi volesse venire nel mio salotto a condividere il piacere della lettura, tal giorno a tal ora, firmato Club del Libro. 

Si sono presentate cinque persone e da lì il mio sogno ha preso forma, come quando si monta un albume a neve (la cucina è un’altra mia grande passione). Il gruppo si è allargato, il Club del Libro è diventato Libri in Salotto, laddove il salotto è il salotto di casa mia, con un suo logo, una poltrona fatta di libri.

Nelle nostre scelte, ci facciamo trasportare dal sentimento e dalla curiosità: il focus è sugli autori del territorio, come Alojz Rebula e Boris Pahor, ma anche sui grandi classici. A ogni incontro, si aprono nuovi filoni, come quello siciliano, ad esempio, iniziato con Il Gattopardo, o quello sudamericano, inaugurato con un romanzo della Allende. Il prossimo libro sarà Notturno sull’Isonzo di Rebula, in omaggio a questo grande autore che ha una poltrona d’onore nel nostro salotto.

Un caffè con Martina Fullone

Algiriode Magnifico, ispiratore del progetto “Algi, il magnifico lettore”

La creatività è davvero contagiosa: invitate dal comune di Duino Aurisina a partecipare a un bando nazionale per l’assegnazione del titolo di “Città che legge”, con Fabiola Faidiga e Maddalena Giuffrida, abbiamo presentato il progetto “Algi il magnifico lettore”. Ci siamo ispirate all’Algiroide Magnifico, una lucertolina che vive sulle Falesie di Duino.

Nell’ambito di questo disegno, ho dato il via ad una iniziativa chiamata “Le cene con l’autore”, dove i commensali avevano modo di chiacchierare con poeti e scrittori. Abbiamo avuto come nostri ospiti nomi del calibro di Claudio Grisancich e Sandro Pecchiari, ed è stato un successo. Abbiamo vinto tutto!”.

Leggere fa viaggiare, sperimentare, vivere, ricordare, mi fa imparare, mi dà alternative

Mi rivolgo alla Martina lettrice: cos’è per te la lettura? È soprattutto motivo di coesione sociale?

“Leggere fa viaggiare, sperimentare, fa rivivere, fa ricordare, mi fa imparare, mi dà alternative.

Ognuno di noi vive il libro in un certo modo. Il confronto è estremamente arricchente, interessante, bellissimo. Ci si scambia chiavi di lettura che non avevamo in mano, angolature che non avevamo notato, emozioni che non avevamo provato. Tutto viene espanso e amplificato attraverso la condivisione”.

Il mio mantra: leggere meglio

Com’è nato il tuo coinvolgimento in un progetto così ambizioso come la creazione di una casa editrice indipendente?

Il mio mantra è sempre stato quello di imparare a leggere meglio, entrando nella struttura fisica del libro. Per questo motivo mi sono iscritta a un corso di scrittura creativa tenuto da Gabriella Musetti, una delle fondatrici della Casa Internazionale delle Donne, con un focus sulla scrittura autobiografica. Spinta da mio figlio Lorenzo, sceneggiatore teatrale, ho completato l’assegnazione del corso che in un primo momento non mi sentivo di portare a termine. Ho “dovuto” scrivere un racconto che poi è stato pubblicato in una Antologia di racconti di scrittrici emergenti e scrittrici affermate.

L’amicizia con Gabriella Musetti, e un gruppo di altre indomabili visionarie, mi ha portato ad essere una delle socie fondatrici della casa editrice a luglio 2021. Vita Activa Nuova, di stampo femminista, con proposte editoriali che mirano all’inclusione per il raggiungimento dell’equità di genere e di respiro multiculturale. La nostra posizione, nel panorama editoriale italiano, può essere definita come di “nicchia”. Non ci rivolgiamo alla grande distribuzione, ma alle librerie indipendenti e siamo molto fiere, noi tutte volontarie, dei nostri 11 titoli già pubblicati in un anno e mezzo. La nostra finalità è quella di diffondere una cultura critica, aperta, libera e socialmente utile. 

Durante la scorsa edizione del Salone del Libro di Torino siamo state inserite nella sezione dedicata ai nuovi editori, “Incubatori di nuove proposte”, suscitando molta curiosità da parte dei media. La nostra impostazione, la nostra filosofia di apertura, i nostri valori hanno lasciato il segno”.

Hai dei libri in particolare da consigliare ai lettori di Happy Pensy?

Quaderno proibito di Alba de Céspedes, femminista combattente, che ha segnato profondamente il mio modo di stare al mondo, di diventare donna; Gita al Faro di Virginia Woolf, soprattutto per la costruzione psicologica dei personaggi; tutti i libri di Joyce che ho adorato e letto in lingua originale (quando sono arrivata a Trieste ho abbracciato la sua statua, piangendo per la commozione). Infine, il diario di Pavese, Il mestiere di vivere, che ho tenuto per anni sul comodino, aprendo le pagine a caso, come quando si consultano I Ching. Ogni sera, entrando in quel laboratorio poetico, quelle riflessioni, quei pensieri mi davano qualcosa, riuscivano a dialogare con la mia anima”.

Grazie Martina, la tua avventura fatta di nuovi inizi è d’ispirazione per tante persone che si trovano ad affrontare un grande cambiamento di vita come può essere il pensionamento. Una possibile strada per ricostruirsi è quella di partire da esempi ispirandosi a persone che si ammirano: raccontare uno degli aspetti della tua storia farà sicuramente del bene a qualcuno, così come lo ha fatto a me.

Un caffè con Martina Fullone, specialista in nuovi inizi

Martina Fullone con Happy Pensy

Al Caffè Tommaseo, i camerieri si agitano per preparare un rinfresco. Dopo un po’ ci invitano a uscire.
Peccato, perché sono tante le cose non dette, le parti importanti taciute. Come quel buco nero che si è spalancato davanti a Martina 16 anni fa, dopo la morte improvvisa del marito. 

Martina non leggeva, non ricamava, non cuciva, non cucinava, le tremavano le mani. Ma ha ricominciato. 

Le lezioni di Martina:

  • Coltivare le proprie passioni. Farlo ci aiuta ad affrontare i grandi cambiamenti della vita che creano destabilizzazione e fatica.
  • Fare qualcosa di nuovo. Non bisogna spaventarsi se non si sa fare qualcosa, né sentirsi inadeguati. L’importante è provare ed esercitarsi, apprendendo senza ansia di prestazione. 
  • Mantenere una mente aperta. Essere aperti al nuovo alimenta quell’attitudine positiva che ci aiuta ad affrontare i nuovi inizi con il piede giusto. La mente è come un paracadute: funziona solo se si apre.
  • Frequentare persone aperte al cambiamento. Le persone di cui ci circondiamo influenzano il nostro umore, i nostri pensieri. Se ci circondiamo di persone che di fronte alla difficoltà ci ricordano quanto sia difficile cambiare, la nostra avventura diventa più complessa. Se invece abbiamo un nostro gruppo di supporto che ci incoraggia, accompagnandoci nella sfida, la nostra strada non sarà più in salita.
  • Lanciare un progetto o una nuova attività in ogni fase della vita. Credere che non sia mai troppo tardi apre mille opportunità per realizzare i famosi “sogni nel cassetto”, o per dare forma a nuove idee, sfatando i falsi limiti dell’età-limite.

Ora tocca a te

Quali sono gli aspetti che più ti colpiscono della storia di Martina?
Ci sono delle lezioni che hai già messo in pratica nel tuo percorso?
Quali sono i nuovi inizi che vorresti per la tua vita? 

Ti aspetto nei commenti: avviamo un dialogo costruttivo insieme.

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